Nel 1906 Camillo Golgi riceve il Premio Nobel per la medicina insieme al collega spagnolo Santiago Ramòn y Cajal.
Il Nobel è dovuto alla sua principale scoperta: la “reazione nera” o “metodo di Golgi”, una tecnica rivoluzionaria che ha permesso per la prima volta nella storia di colorare un'intera cellula e i suoi prolungamenti, svelandone la complessa morfologia. Ma a queste date, Golgi si era reso protagonista di una nuova scoperta rivoluzionaria che ha cambiato le concezioni strutturali della cellula. Osservando i gangli spinali, con una variante del metodo cromoargentico, ha scoperto in alcune cellule un apparato filamentoso convoluto disposto in maniera tale da formare una rete citoplasmatica nettamente separata dal nucleo e dalla membrana cellulare.
Golgi ha dato un contributo fondamentale anche nello studio sulla malaria, identificando il ciclo di sviluppo del parassita nel sangue (Ciclo di Golgi) e fissando la corrispondenza costante fra la moltiplicazione del parassita (sporulazione) e l’accesso febbrile (Legge di Golgi). Questi contributi hanno permesso di utilizzare al meglio il chinino, farmaco all’epoca usato per combattere la malattia.
Nel febbraio 1873 Golgi scrive: "…. Sono felice di aver trovato una nuova reazione per dimostrare anche agli orbi le strutture dello stroma interstiziale della corteccia cerebrale. Faccio agire il nitrato d’argento sui pezzi di cervello induriti in bicromato di potassio ….”
Il professor Paolo Mazzarello dell’Università di Pavia, curatore scientifico del Museo Golgi, così commenta questa dichiarazione: “È un brano che ricorda altre proposizioni scientifiche radicali comunicate per via epistolare: eventi che fanno fare un balzo in avanti alla scienza. Viene in mente la lettera di Volta a sir Joeph Banks sull’invenzione della pila elettrica o quella di Alfred R. Wallace a Darwin sull’evoluzione biologica per selezione naturale.”