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La Chiesa di San Martino Franco è certamente tra le più antiche di tutta la Vallecamonica. Seppur sia difficile contestualizzare la sua edificazione in un’epoca certa, è verosimile che quando Carlo Magno, a seguito della conquista del Regno dei Longobardi, cedette in feudo la Vallecamonica e la Val di Scalve ai Benedettini di Tours sul luogo esisteva già un tempio, forse di origine pagana. Solo in un secondo momento, quindi, a fronte dell’opera di cristianizzazione adottata dai Benedettini stessi sulla popolazione locale, proprio lì si costruì la Chiesa, da subito dedicata al fondatore dell’ordine, San Martino.

La Chiesa oggigiorno è chiusa, salvo in alcune occasioni particolari dell’anno. Dall’esterno mostra un portale curiosamente eccentrico e quindi a sua volta lontano rispetto al piccolo oculo che illumina la Chiesa. Vicino al portone, un singolare masso erratico è inglobato nella struttura muraria, mentre al di sotto del tettuccio che protegge il portone stesso è tutt’ora osservabile la scritta «1889 MDCCCLXXXIX».

Il campanile è di piccole dimensioni ed è posto sul lato sinistro della Chiesa. La campana è cinquecentesca, proviene dalla Chiesa di Sant’Antonio ed ha sostituito l’originale del 1410, incrinata da una pallottola e quindi fusa dalla Ditta Pruneri di Sondrio, che, giocoforza, cancellò anche le bellissime decorazioni presenti e la scritta in caratteri gotici «Pro honore Dei et liberationae patriae» - «In onore di Dio e per la liberazione della Patria».

Nella fascia superiore, l’attuale campana riporta la scritta «Te Deum laudamus» - «Tu, oh Dio, lodiamo», la data MDXXII - 1522, e vari motivi ornamentali a forma di greca curva.

Lungo la fascia mediana sono ben identificabili la Madonna con il Bambino, San Martino e Sant’Antonio Abate. Di difficile interpretazione è invece una quarta figura che affianca i sopraccitati.

L’interno è rustico, ad unica navata, a sua volta coperta da capriate in legno. Il pavimento è costituito da lastroni in pietra e sembra aver coperto ben altri cinque rivestimenti. Infine, un secondo ingresso, laterale, avviene da un caratteristico portone.

Da un punto di vista artistico, la Chiesa di San Martino custodisce ancora pregevoli affreschi. In particolare si notino:

  • in alto, un crocefisso dipinto e piuttosto recente;
  • sulla parete di destra, San Pietro, con la chiave ed il libro, e San Paolo, con la spada, ormai divenuta suo simbolo identificativo;
  • nella volta, le tre virtù teologali, FedeCarità e Speranza, oltre alla Religione;
  • sempre nella volta, l’immagine di San Rocco, con la caratteristica piaga della peste sulla gamba, e quella di San Lorenzo, con la graticola su cui venne trascinato in punto di morte; 
  • di fronte a San Rocco e San Lorenzo, un affresco di buona fattura raffigurante la Madonna col Bambino con San Gottardo e Sant’Antonio Abate;
  • nel cuore della volta, un bellissimo dipinto raffigura San Martino in un tripudio di angeli che gli porgono la mitra ed il pastorale;
  • presso l’altar maggiore, il delicato dipinto relativo alla celebre scena di San Martino a cavallo che divide il proprio mantello con il povero.

Testi: Ivan Monti

Golgi e la sua valle

valle corteno

Camillo Golgi trascorre la sua infanzia e i primi studi fra la Valle Camonica e Pavia. Dopo un lungo “esilio” universitario, il conseguimento della laurea in medicina e un intenso periodo carico di impegni come medico patologo e ricercatore, il ritorno nella sua valle è in occasione del viaggio di nozze. 

Il matrimonio avviene il 28 ottobre 1877 e da allora, a testimonianza dell’attaccamento al paese natale, Golgi trascorre parte delle vacanze estive in montagna, soggiornando ad Aprica. Si appassiona anche ad alcuni progetti per la sua valle: infatti aderisce al comitato promotore per la ferrovia elettrica Edolo-Aprica-Tirano, si impegna per la costruzione di un asilo a Corteno e si interessa al fenomeno delle fonti ferruginose.

 

 

 

 

Il Comprensorio Alta Valle Camonica

Il comprensorio montano dell’alta Valle Camonica che confina con la Valtellina, rappresenta un’area particolarmente ricca di attrazioni per un turismo ecosostenibile, culturale e sportivo.

valle valle1

La Riserva Naturale delle Valli di Sant Antonio

A pochi chilometri da Corteno Golgi, vi è la Riserva Naturale Valli di Sant’Antonio, estesa su una superficie di 210 ettari comprendente le Valli Brandét e Campovecchio. Sono aree ricche di biodiversità e di fauna alpina e costituiscono una meta ambita per escursionisti e naturalisti. La fauna è composta da camosci e caprioli, cervi e stambecchi. Vi nidifica pure l’aquila reale.

valle campovecchio

Nelle vicinanze sono raggiungibili anche il magnifico Lago Pìcol che, a dispetto del nome, è il più grande delle Alpi Orobie a quota 2.400 (profondità 65,4 m, estensione 123.000 mq); l'Alta Via n.7, o Sentiero 4 Luglio, che contorna le due vallate ed è il percorso dell'omonima SkyMarathon che si corre a luglio ogni anno. Qui sono anche nati i primi Sentieri Mountain Fitness® di tutta la Lombardia.

Recente l'inaugurazione del Sentiero Beato Pier Giorgio Frassati, il frate domenicano che amava la montagna e a cui sono intitolati diversi percorsi in tutta Italia. Il Sentiero Frassati collega il borgo di Sant'Antonio di Corteno Golgi con il Rifugio CAI Valtellina di Aprica.

valle sciLa pesca tradizionale e la tecnica alla mosca sono praticate nel torrente Ogliolo e nelle due valli di Sant’Antonio dove si trovano le trote fario e i pregiati salmerini della Riserva comunale di Pesca che l’ente comunale ha istituito molti anni fa. La riserva confina con il Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi che include l’Osservatorio eco-faunistico.

L’area è anche caratterizzata dalla presenza di diversi impianti sciistici (del comprensorio Corteno-Aprica) che fanno della stazione turistica una tra le più attrezzate dell’arco alpino anche con la moderna seggiovia quadriposto del Baradello.

 

 

 

Camillo Golgi nasce il 7 luglio 1843 a Corteno. La famiglia è di origini pavesi. Il padre Alessandro si laurea in medicina nel 1838 a Pavia e, poco dopo, accetta il posto di medico condotto a Corteno, dove Camillo trascorre i primi anni della sua infanzia. Intorno al 1850 si trasferisce a Pavia, mentre dal 1852 al 1856 frequenta il Ginnasio di Lovere in provincia di Bergamo. Fa poi ritorno a Pavia iscrivendosi all’Imperial Regio Ginnasio Liceale, dove, nel 1860, ottiene la licenza liceale. Nello stesso anno si iscrive all’Università per diventare medico come il padre e nel 1865 si laurea con voti 67/70.

golgi compagnia

Dopo la laurea, Golgi matura l’interesse per il sistema nervoso seguendo dapprima Cesare Lombroso e poi Giulio Bizzozero, docente di Patologia generale che lo inizia alla ricerca sperimentale basata sull’uso del microscopio. Nel 1872 diventa primario all’Ospedale Pie Case degli Incurabili di Abbiategrasso nella provincia di Milano. Qui, nonostante la totale mancanza di adeguate strumentazioni scientifiche, Golgi organizza un rudimentale laboratorio nella cucina del suo appartamento e mette a punto la “Reazione nera”. Questo metodo di studio condurrà alla fondazione della moderna neuroanatomia microscopica e a scoperte importanti in diversi settori della biologia e della medicina: l’apparato reticolare interno (Apparato di Golgi), i sistemi di canalicoli intracellulari delle cellule secernenti acido cloridrico nello stomaco (canalicoli di Müller-Golgi) e il sistema T legato alle funzioni del reticolo sarcoplasmatico (da parte degli allievi di Golgi, Romeo Fusari ed Emilio Veratti).

golgi primario

Nel 1876 Golgi ottiene la cattedra di Istologia all’Università di Pavia di cui diventa Rettore nel 1893. Tra Ottocento e Novecento, Golgi e il suo laboratorio ottengono numerosi riconoscimenti: lo scienziato è nominato membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Accademia di Medicina di Parigi, di Vienna, di Berlino, di Pietroburgo, della Società Neurologica di New York e della Società di Scienze microscopiche di Londra. Questi sono gli anni segnati dal contrasto con lo scienziato spagnolo Santiago Ramón y Cajal che, valendosi dello stesso metodo ideato da Golgi, studiava l’anatomia del sistema nervoso gettando le basi della teoria del neurone.

golgi nobelNel 1906 l’Istituto Karolinska di Stoccolma annuncia il conferimento del Premio Nobel a Camillo Golgi e a Santiago Ramón y Cajal per gli studi sul sistema nervoso. Seguono anni d’intenso impegno accademico e politico. Il prestigio scientifico di Golgi causa un costante afflusso di allievi presso l’Università di Pavia dove lo scienziato continua a insegnare. Nasce la cosiddetta “scuola golgiana” di cui fanno parte, fra gli altri, Agostino Gemelli, fondatore dell'Università Cattolica, Giovan Battista Grassi, vincitore della medaglia Darwin della Royal Society di Londra, Adelchi Negri, che ha scoperto i “corpi di Negri” della rabbia, Antonio Carini, scopritore del microrganismo Pneumocystis carinii agente frequentemente coinvolto nell'infezione da AIDS, Emilio Veratti, legato alla scoperta del reticolo sarcoplasmatico, Aldo Perroncito che ha definito le fasi di rigenerazione del nervo periferico dopo lesione sperimentale, Cesare Frugoni e Domenico Cesa Bianchi, illustri clinici medici.

All’insegnamento e alla ricerca, lo scienziato alterna impegni politici, spesso riguardati lo sviluppo della sua terra d’origine, per esempio aderendo al comitato per la costruzione della ferrovia Edolo-Aprica-Tirano. Camillo Golgi si spegne a Pavia nel 1926.

Nel 1906 Camillo Golgi riceve il Premio Nobel per la medicina insieme al collega spagnolo Santiago Ramòn y Cajal.
Il Nobel è dovuto alla sua principale scoperta: la “reazione nera” o “metodo di Golgi”, una tecnica rivoluzionaria che ha permesso per la prima volta nella storia di colorare un'intera cellula e i suoi prolungamenti, svelandone la complessa morfologia. Ma a queste date, Golgi si era reso protagonista di una nuova scoperta rivoluzionaria che ha cambiato le concezioni strutturali della cellula. Osservando i gangli spinali, con una variante del metodo cromoargentico, ha scoperto in alcune cellule un apparato filamentoso convoluto disposto in maniera tale da formare una rete citoplasmatica nettamente separata dal nucleo e dalla membrana cellulare.

golgi retenervosa2

golgi retenervosa1Golgi ha dato un contributo fondamentale anche nello studio sulla malaria, identificando il ciclo di sviluppo del parassita nel sangue (Ciclo di Golgi) e fissando la corrispondenza costante fra la moltiplicazione del parassita (sporulazione) e l’accesso febbrile (Legge di Golgi). Questi contributi hanno permesso di utilizzare al meglio il chinino, farmaco all’epoca usato per combattere la malattia.

 

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Nel febbraio 1873 Golgi scrive: "…. Sono felice di aver trovato una nuova reazione per dimostrare anche agli orbi le strutture dello stroma interstiziale della corteccia cerebrale. Faccio agire il nitrato d’argento sui pezzi di cervello induriti in bicromato di potassio ….”

Il professor Paolo Mazzarello dell’Università di Pavia, curatore scientifico del Museo Golgi, così commenta questa dichiarazione: “È un brano che ricorda altre proposizioni scientifiche radicali comunicate per via epistolare: eventi che fanno fare un balzo in avanti alla scienza. Viene in mente la lettera di Volta a sir Joeph Banks sull’invenzione della pila elettrica o quella di Alfred R. Wallace a Darwin sull’evoluzione biologica per selezione naturale.”

Il Museo Golgi nasce il 10 giugno 2006 nell’ambito dei festeggiamenti per il centenario dell’assegnazione del Premio Nobel per la medicina all’illustre concittadino Camillo Golgi. Inaugurato per iniziativa dello stesso Comune di Corteno Golgi, il primo Nobel per la medicina italiana trova finalmente una collocazione storica e culturale definita, a pochi metri dalla Casa Natale, nella sede del vecchio municipio ristrutturato a museo.

Il Museo si sviluppa su due piani: nel primo piano è ospitata la ricostruzione di un ambulatorio medico di inizio Novecento e la riproduzione del laboratorio istologico di Camillo Golgi in cui sono conservati acidi coloranti, conservanti, microtomi, microscopi, ferri chirurgici, bisturi e una centrifuga a funzionamento manuale.
Al secondo piano vi è la sala didattica pensata per ospitare proiezioni di materiale video dedicato alle principali scoperte di Golgi e dove sono esposti alcuni strumenti medici di inizio Novecento.

museo strumento

Il Museo Golgi conclude, nel miglior modo possibile, il lungo percorso intrapreso dalla comunità cortenese per rendere omaggio al proprio figlio Camillo Golgi. Rappresenta una nuova realtà museale italiana, unica nel suo genere, sia per la ricchezza dei materiali conservati che per l’eccezionalità della figura a cui è dedicato.

museo attrezzi

Inserito nella rete dei musei della Valle Camonica, insieme alla Facoltà di Medicina dell’Università di Pavia, rappresenta l’unico luogo in cui sono conservate ed esposte al pubblico strumentazioni scientifiche d’epoca originali, foto e documenti cartacei che certificano le fasi delle scoperte e delle intuizioni di Golgi.